Il sito del coro parrocchiale San Giorgio Martire, Somma Vesuviana - Diocesi di Nola (NA)


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Note sul canto liturgico

IL CANTO NELLE LITURGIE


"Il canto in ogni celebrazione liturgica, anche la più semplice e modesta, esalta la parola e la preghiera... favorisce l'unione dell'assemblea e ne permette la partecipazione unanime all'azione liturgica..." (R.B. 1).
... l'importanza del canto dell'assemblea e della schola, e l'armoniosa concordia di intenti e di attuazione ... deve esserci fra l'una e l'altra..."
"... ai fedeli competono i canti del "Santo", delle acclamazioni, dei dialogo, dei ritornelli, della Preghiera del Signore e del Simbolo della fede ... del salmo responsoriale e dei canti processionali ... per una partecipazione consapevole, attiva e piena, esterna ed interna" (M.R.) (R.B.)
"...il suo testo sia sicuro per quanto riguarda la fede ... la fede deve risplendere in tutta la sua integrità ed essere affermata dal fedeli ... il testo deve avere adeguata collocazione liturgica ... mistero ... tempo ... momento" (R.B. 5)


“La musica sacra, come parte integrante della solenne liturgia, ne partecipa il fine generale, che è la gloria di Dio e la santificazione e edificazione dei fedeli. Essa concorre ad accrescere il decoro e lo splendore delle cerimonie ecclesiastiche, e siccome suo officio principale è di rivestire con acconcia melodia il testo liturgico [...] il suo proprio fine è di aggiungere maggiore efficacia al testo medesimo, affinché i fedeli [...] meglio si dispongano ad accogliere in sé i frutti della grazia, che sono propri della celebrazione dei sacrosanti misteri“.

Poche righe, tratte dal Motu Proprio Tra le sollecitudini, attraverso le quali Papa Pio X nel 1905 ci offre una sintesi meravigliosa della dimensione liturgica della musica sacra come elemento in grado di conferire maggiore ricchezza alla preghiera, rivestendo di solennità i riti sacri. La musica sacra quindi è parte integrante e imprescindibile della liturgia, è ancilla (e quindi fortemente legata) della liturgia, e non il contrario come purtroppo oggi a volte accade nelle cerimonie liturgiche, nelle quali una scelta forzata dei canti unita ad un esagerato esibizionismo e un eccessivo voler apparire di chi è chiamato ad eseguirli, relegano la liturgia ad un ruolo di secondo ordine, finendo col togliere valore anche alla Parola di Dio che si annuncia attraverso il canto.

Buone norme da seguire:


  • I testi liturgici (Signore pietà, Gloria, Credo, Santo, Agnello di Dio) se musicati, non vanno modificati sostituendo parole né omettendone alcune solo perché non si adattano al ritmo della musica preferita.


  • Pur facendo posto a canti moderni, la liturgia romana riconosce come particolarmente adatto al suo animo il canto gregoriano. I canti moderni devono essere intonati alla compostezza, armonia, profondità del canto gregoriano. Ad esso si sono sempre ispirate le migliori composizioni, nel corso dei secoli e del nostro tempo.


  • La lingua latina resta sempre la lingua liturgica del rito romano: i canti in latino, specialmente quelli più conosciuti, sono pertanto raccomandabili. Se non per ragioni speciali (ad esempio, la partecipazione di particolari gruppi di fedeli, l'opportunità di esprimere comunione con altre Chiesa ecc.) non sembra opportuno eseguire in celebrazioni aperte a tutti i fedeli canti in lingue che non parlate in Italia o su armonie e strumenti non appartenenti alla nostra cultura liturgica.


  • I canti di ingresso vanno scelti secondo il tema del tempo liturgico o delle speciali intenzioni della celebrazione (es. feste della Madonna e dei Santi, messe di Prima Comunione, Cresima, matrimonio, funerali). Vanno iniziati prima che il sacerdote si avvii all'altare e terminati, anche se non è completo il canto di tutte le strofe previste, quando il sacerdote, dopo aver baciato l'altare, sta per iniziare la celebrazione.


  • I canti di offertorio devono esprimere il senso della gioia e della generosità dell'offerta. Anch'essi devono cessare quando il sacerdote sta per invitare i fedeli all'attenzione sull'offerta del sacrificio ("pregate fratelli").


  • Il gesto di pace può non essere accompagnato dal canto, al fine di non interrompere il corso della preghiera di preparazione alla comunione e nascondere il gesto assai più significativo dello "spezzare il pane", momento che fin dai primi anni di cristianesimo apparve così importante da dare il nome all'intera celebrazione della Eucaristia.


  • I canti per la comunione devono rispondere ad un clima di speciale raccoglimento e ai temi che si addicono all'Eucarestia, al ringraziamento, all'adorazione. Non necessariamente possono coprire tutto il tempo in cui viene distribuita l'Eucarestia ma è possibile e opportuno lasciar posto anche al silenzio adorante.


  • Occorre curare che i membri del coro possano partecipare al momento della Comunione con comodità e personale raccoglimento, evitando, ad esempio, che ricevano la comunione finita la messa, o che il sacerdote/ministro debba aspettare la fine del brano. Quando il coro è distante dal presbiterio, di comune accordo con il sacerdote, un ministro può occuparsi del sacramento. Quando invece il coro è vicino, è opportuno che i suoi membri si presentino per primi a ricevere la comunione. Il ritardo di qualche minuto nell'iniziare il canto non è e non deve rappresentare un problema.


  • Il canto finale può avere andamento più libero e anch'esso può seguire le eventuali intezioni della celebrazione.



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